martedì 29 marzo 2011

Perché ci vestiamo male?


Una bella giornata di primavera è una tentazione. A scoprirsi un po', a sfoderare i primi abitini leggeri, a giocare con i colori che sono rimasti chiusi nell'armadio per molti mesi. Camminando per le vie di una città qualsiasi un sabato pomeriggio soleggiato di fine marzo può capitare di vedere qualche persona ben vestita, ma perlopiù si vedono orrori da brivido.
Signore ormai più che mature con leggings seconda pelle, fondo schiena  non proprio sodo e giacchette maculate, tutto supegriffato, traballanti su tacchi troppo alti; ragazzine con prendisole rigati in bianco e blu, da spiaggia, indossati sopra leggings neri (ah, legging dappetutto!), con l'aggravante di stivali color cammello, e magari una giacchetta di pelle rossa; giovani donne in total black, che di per sé non sarebbe poi male, se non cadessero nella tentazione di ingentilire il look con un cappottino di ecopelle lilla e una borsetta verde carica di decorazioni. E risparmiamoci le donne che escono a mezzogiorno con pump dorate e borsetta intonata, oppure firmate dalla testa ai piedi, con l'ultimo modello dello stilista preferito, perfetto in passerella, tragico il sabato pomeriggio sotto i portici in città.

Ma chi ce lo fa fare di agghindarci così? Che sia per fretta, disinteresse, indifferenza, al cattivo gusto dovrebbero esserci dei limiti. Viene però il sospetto che certi look terrificanti possano essere il frutto di lunghe sedute davanti alla specchio, suggerimenti di commesse disperate o di amiche vipere, di esperimenti - non riusciti - di donne che hanno perso il senso della misura e inseguono modelli insensati proposti dalle riviste.

Vestirsi bene è come cucinare: meglio pochi ingredienti di qualità preparati con cura, che un'accozzaglia di sapori mischiati alla rifusa. 
La cucina italiana è amata nel mondo perché è semplice, raffinata nella sua essenzialità. A nessuno in Italia verrebbe in mente di preparare uno spezzatino di pollo con patate e sughetto di pesche sciroppate e curry! Qualcuno lo fa, all'estero, ma noi no. Sperimentare è fondamentale, e dalla sperimentazione talvolta nascono combinazioni sorprendentemente buone (il pollo con curry e pesche sciroppate non è poi così male!),  ma non c'è nulla di più soddisfacente di un bel piatto di spaghetti al dente con un profumato sugo al pomodoro: una camicia bianca con un bel paio di jeans e una giacchettina, un abitino lineare con un bel paio di collant poco vistosi e scarpette con quattro centimetri di tacco, una gonnella spiritosa con un micropull intonato e un paio di ballerine.

Vestirsi bene non è difficile. Nel dubbio, basta rinunciare agli eccessi, al troppo, al vistoso, al tutto griffato. E ricordarsi chi si è, da dove si viene e dove si sta andando. 


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