giovedì 3 marzo 2011

Why don't you: Diana Vreeland

Bruttina, segaligna, androgina, ricchissima e terribilmente chic: Diana Vreeland, imperatrice dello stile dalle pagine di Vogue, ha segnato un'epoca ed è ancora oggi una delle fashion icon più citate del mondo. Perché? Cosa aveva questa donna di tanto speciale?
Carattere, prima di tutto.
Poi anche buon gusto, denaro, un marito ricco, una buona famiglia alle spalle, una lingua tagliente e  "quel leggero tocco di cattivo gusto di cui tutti abbiamo bisogno".

A 31 anni, nel 1937 cominciò a lavorare come redattrice per Harper's Bazaar e qualche anno dopo aveva già una rubrica sua: Why dont'you. Da quelle pagine dispensò per più di un quarto di secolo consigli eccentrici (e non necessariamente pratici) che la resero famosa. Probabilmente tutti sanno che suggeriva di indossare i golf al contrario perché le donavano di più. Forse non tutti sanno che consigliava anche di lavare i capelli dei bambini con lo champagne avanzato (per renderli lucenti) e di dipingere un planisfero nella camera dei bambini per evitare che crescessero con un punto di vista da provinciali.

A Vogue arrivò solo nel 1963 e ci restò poco: nove anni in cui dettò legge nel mondo del buon gusto e della moda. Poi fu licenziata e nessuno seppe mai davvero perché; qualcuno dice che faceva spendere troppo per i servizi fotografici, altri affermano che non fosse più al passo con la modernità.

Rimasta vedova e con pochi soldi (almeno per i suoi standard assai dispendiosi), dal 1972 fu consulente del Met per 16 anni, organizzando mostre di grande successo per il Costume Institute.

In una giornata di marzo singolarmente nevosa come oggi viene voglia di mettere in pratica uno dei sui consigli più bizzarri:: "Perché non indossare sempre un paio di moffole viola", e magari portare al collo un corno d'osso e fare un salto dalla manicure.


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